1996

SACRIFICIO

(Installazione interattiva)

Struttura

Testa di agnello imbalsamata, vassoio d’argento, sensori ad ultrasuoni con circuito elettronico di temporizzazione, altoparlante (alla base del collo), riproduttore stereo autoreverse con nastro magnetico contenente belati.

Interazione

Al solo passaggio o al movimento dello spettatore si accende l’audio (i belati) per una durata di 5-10 secondi se non sopravviene un nuovo movimento dello spettatore.

Assistenza tecnica:
Mauro Magherini

Dimensioni:
vassoio di cm. 45 di diametro

ESORCISTA E TESTA D’AGNELLO

Experience Designers

Milano ex-Opificio di via Ascanio Sforza- 10-30 aprile 1997
(dal catalogo Edizioni Media Group- a cura di Gabriele Perretta e Branco)

Mi chiamo Lorenzo Pizzanelli e sono l’unico artista del ‘900 capace di vivere in un museo.
La mia resistenza, malgrado le frequenti nausee, mi è stata fornita dal patrimonio genetico: mia madre (Conservatrice) mi ha concepito e partorito nello stesso museo da dove ora scrivo.
Ricordo di aver compiuto il mio primo esorcismo all’asilo contro due gemelli di cui non riuscivo a distinguere quello “buono” da quello “cattivo” perché apparentemente uguali.
La verità è sospesa come una mannaia: la sua ricaduta fa perdere la testa.
L’Esorcista è un morto decapitato che parla, che brulica di parole piene di paura, perché questa è la parolaccia un’espressione di paura e quindi di allontanamento.
Oltrepassata la soglia di avvicinamento lo spettatore muove l’aura meccanica, o meglio la “P-aura” innescata dal sensore a infrarosso che accende il morto con l’altoparlante alla base del collo mozzo e illumina gli occhi rossi. Le parolacce sgorgano come sangue distillato, a piccole ricadute, sempre mediate dal sensore.

Gli esorcismi che sgorgano sono i fantasmi dell’antica cultura cristiana. Il sesso volteggia sempre sovrano per l’Europa già unita da secoli di comuni paure. Ogni nazione ha comunque il suo passaporto di acredine e il suo apotropaico guardaroba.

Questa è la comunicazione tra l’Esorcista e gli infiniti altri che attraversano il suo raggio sensoriale meccanico.

Anche l’Agnello ha subito la stessa sorte, perdendo o acquistando l’innocenza col sacrificio, tornando alla vita (artificiale) per pochi secondi: al passaggio di un’anima (non importa se pura o impura dato che il sensore questo non lo percepisce) si accende.
Il sensore percepisce soltanto lo spostamento dei corpi nelle vicinanze, forse anch’essi animati meccanicamente, ma capaci di azionare (involontariamente) la Testa di Agnello che puntualmente emetterà uno o più belati. Altro non può fare o dire.

Dopo il passaggio o il trapasso cosa rimane se non il gorgoglio derivato dal travaso della memoria? Questo il progetto edificante di Toilette Memory: un lavaggio o svuotamento attraverso la fluidità della parola che colando dalla doccia (fredda) torna su dal lavandino per perdersi poi definitivamente nell’etere (la lingua in lattice scenderà anche per asciugare le eventuali lacrime del testimone spettatore).

Ogni contributo, ogni passaggio di testimonianza attraverso la doccia, viene così prima incastonato, digitalizzato elettronicamente nella catena di interventi e infine lavato, liberato (comunque o malgrado tutto) dal lavandino-altoparlante.
Va da se che tutto questo lavoro va sostenuto non solo dal Museo Trans-Unto, ma soprattutto da una buona campagna pubblicitaria, capace, se non proprio di capitalizzare, almeno di barattare le opere d’arte che ingombrano i nostri musei (quasi quanto le nostre teste) con la merce dei supermercati. Io ci sono riuscito e con i risultati sublimi e tutto questo è testimoniato in un video: Tele Trans-Unto Pubblicità.