1995 – 1998

OPERA4

(Omaggio al Buonarroti)

Interazione

Con gli occhiali stereoscopici si visualizza un cubo di marmo nell’apparenza delle tre dimensioni, con il guanto si può invece, muovendo la mano, direzionare uno scalpello, colpirlo e quindi cambiare la configurazione del blocco di marmo (tutti elementi virtuali). É anche possibile cambiare dimensione dello scalpello e di conseguenza forza di intervento.
Questa interazione ha combinazioni praticamente infinite, capaci cioè di visualizzare un numero imprecisato di sculture (rappresentazioni dell’opera) che potranno essere memorizzate dal computer col nome dello spettatore-autore e con la possibilità di rielaborazione da parte di altri.

Programmazione:
Ing. Jurgen Assfalg – coordinamento Ing. Alberto Del Bimbo; realizzato con la collaborazione del Dipartimento di Sistemi e Informatica dell’Università di Firenze

Struttura:
Computer PC (SGI Visual WS), Monitor, Occhiali stereoscopici , Guanto virtuale

Nota bene:
Le rappresentazioni saranno il risultato ipertestuale degli spettatori e non forme già programmate. La programmazione consiste nella struttura interna (cuneiforme) del marmo.

Esposizione particolare:
Dicembre 1998, Biennale di Quarrata (Pistoia), Curatrici Stefania Gori ed Eliana Princi

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Il filosofo e la farfalla (Opera alla quarta. Omaggio al Buonarroti)

Antonio Caronia

L’uovo di Colombo: a quanto ne so, nessuno ci aveva pensato prima, eppure l’idea è genialmente semplice, abbastanza ribalda e intrigante da poter funzionare.
Qual è l’idea? Una scultura virtuale, nel senso che non esiste materialmente, è generata dal computer, può comparire soltanto su uno schermo; ma non nel senso che appare di fronte a noi quasi per magia, cioè il computer macina numeri e dopo un po’ vualà, la Venere di Milo, la Pietà di Michelangelo, Rodin, Brancusi. Giacometti, Arp. No, no, qualcuno dà grandi colpi (virtuali) con uno scalpello (virtuale) su un blocco di marmo (virtuale), le schegge (virtuali) volano via e l’opera (virtuale) emerge a poco a poco dal blocco indifferenziato con la sua forma, le sue superfici, i suoi spigoli o le sue curve.

Il computer macina numeri comunque, questo va da sé, ma dve interpretare i gesti reali, la fatica reale di uno scultore, professionista o dilettante che sia. Semplice e geniale, lo ripeto. Basta una realtà virtuale immersiva, un casco, un guanto, il software adatto. Più semplice dirlo che farlo, naturalmente, e infatti un sistema del genere non c’è ancora. Ce l’avremo, forse, alla fine dell’anno, grazie al progetto di un giovane artista fiorentino, Lorenzo Pizzanelli.

Come dovrebbe funzionare Opera 4 (così Pizzanelli ha intitolato il suo progetto) spero sia chiaro: il partecipante indossa il casco e vede, nell’ambiente virtuale, un parallelepipedo di “marmo” (in realtà un insieme di poligoni disposti tridimensionalmente) che costituisce la sua materia prima, puntando un dito del guanto seleziona l’area da asportare, e stringendo le dita vibra il colpo di scalpello. Lo spazio virtuale e le azioni che vi avvengono appariranno sul monitor, o su uno schermo da videoproiezione, a vantaggio del pubblico che non indossa gli indumenti della Rv. Dove sta l’interesse di un simile progetto?

Pizzanelli ha messo un sottotitolo: “Omaggio al Buonarroti“. In segno di ammirazione per il maestro? Non solo, credo,. Qualcuno ricorderà, se l’ha studiato a scuola, il sonetto di Michelangelo: “Non ha l’ottimo artista alcun concetto/ ch’un marmo solo in sè non circoscriva / col superchio, e solo a quello arriva / la man che ubbedisce all’intelletto“.

Già ecco il paradosso epistemologico della scultura: la statua è già contenuta nel blocco di marmo, lo scultore deve lavorare per sottrazione se vuole far venire alla luce la forma che il suo intelletto ha concepito, ha visto come in trasparenza, nel marmo. La materia è matrice di possibilità, da “un marmo solo” possono nascere infinite sculture, tante quante ne possono concepire persone diverse in momenti diversi della loro vita. Ma allora la materia assomiglia più a un vuoto che a un pieno, si apre alla scelta e alla libertà, Pizzanelli insiste sulla possibilità che il fruitore distrugga tutto il blocco di marmo, fino all’ultima scheggia, in un parossismo nichilistico, e scrive che questa “ostinazione” sulla materia simulata può suggerire una “volontà di andare oltre tutte le immaginabili rappresentazioni” , concludendo: ” si propone un’opera che si disintegra in successione, fino a potersi negare due volte, nascondensosi anche alla “vista virtuale“: un vuoto elevato al quadrato.”

Ecco perché credo che questo progetto verrà amato da tutti quelli che non sopportano più che la propria vita sia così piena di cose tutte separate tra loro (lavoro, arte, cultura, divertimento) da essere alla fine vuota.

Dal catalogo Virtual, anno 5 numero 50 – Febbraio 1998

LEGGI ALTRA CRITICA SU OPERA4

L’opera realizzata per la Biennale di Quarrata in collaborazione con il Visual Information Processing il Dipartimento di Sistemi e informatica dell’Università di Firenze consiste in una installazione interattiva.

L’artista chiede al visitatore di dare forma ad un blocco di marmo virtuale. Il visitatore diviene uno scultore, “un’artista virtuale” come lo definisce lo stesso Pizzanelli, munito di scalpello elettronico per spalmare e creare forme.

L’autore dell’opera ne spiega il procedimento: “il sistema visualiza sullo schermo del computer un blocco di marmo di colore, tessitura dimensioni variabili e modellabili dall’utente a proprio piacimento(…)il blocco è in realtà costituito da un insieme di poligoni tridimensionali ridotti, che verranno asportati ad ogni colpo vibrato dall’utente, come se fossero schegge di marmo.

L’invito ad interagire con quest’opera la trasforma in una performance in cui tutte le parti presenti (l’artista, il computer e il visitare) sono necessarie al completamento dell’opera. Ciascun visitatore potrà ammirare la propria scultura virtuale e, al termine, potrà essere raccolto un gran numero di opere, frutto di diverse sensibilità visive.
Il titolo dell’opera evidenzia un omaggio a Michelangelo, scelto come punto di arrivo a chiave di volta per una riflessione su un’idea della scultura nei secoli.
Come dimostra il disegno presentato in catalogo l’autore riflettendo sul blocco di marco telematico e sulla trasformazione dovuta all’azione dei visitatori arriva quasi ad auspicare la distruzione totale del marmo, La materia si trasforma così in immagine grafica, in un rapporto sottile tra realtà e rappresentazione, secondo la quale l’opera “si disintegra in successione fino a potersi negare due volte, nascondendosi anche alla vista virtuale”: un vuoto elevato al quadrato.

Il software dell’opera di Lorenzo Pizzanelli è a cura dell’ingegner Jurgen Assfalg con il coordinamento del prof. Alberto del Bimbo della facoltà di ingegneria di Firenze.

Dal catalogo III Biennale Internazionale delle Arti Quarrata, 5-20 Dicembre 1998

Si è tenuta dal 5 al 20 dicembre a Quarrata, in provincia di Pistoia, la III Biennale Internazionale delle Arti. La mostra, di per se decisamente interessante, riserva una gradevole sorpresa per gli appassionati di Realtà Virtuale.
Da quando è nata la “Biennale Internazionale”, sei anni or sono, Quarrata si è costituita come “uno dei poli del circuito dell’arte contemporanea in Toscana”, come ben evidenzia il Sindaco Stefano Marini. In particolare questa edizione della Biennale, dal significativo titolo Arte per cominciare, si è presentata come un percorso che prende in considerazione i più significativi movimenti artistici dal dopoguerra ad oggi, per fornire una panoramica a 360 gradi dei principali temi ispiratori dell’arte contemporanea e del modo che i vari artisti hanno immaginato per “vivere” la propria “arte”.
Dichiarato lo scopo didattico fin dall’introduzione alla mostra redatta da Stefani Gori e Eliana Princi: “Una mostra come strumento /…/ per tentare di capire, per imparare a leggere le opere d’arte e acquisire dimestichezza con alcuni concetti chiave dell’arte di questo secolo”.

MARMI VIRTUALI

Di ricognizione in ricognizione, il visitatore non poteva fare a meno di inciampare nella curiosa “installazione” del giovane artista fiorentino Lorenzo Pizzanelli significativamente intitolata Opera4  – Omaggio al Buonarroti.
L’installazione si propone come un vero e proprio “laboratorio di scultura virtuale”, attraverso il quale il visitatore, dopo aver indossato un apposito dataglove capace di simulare differenti tipologie di scalpelli, è chiamato a “scolpire” nell’aria la raffigurazione ideale di un blocco di marmo, che potrà tenere sotto controllo tramite il monitor di un PC o tramite un apposito casco per la realtà virtuale.
Ma lasciamo la parola all’autore:

OPERA4  – OMAGGIO AL BUONARROTI

“il vuoto, il nulla dichiarato esplicitamente dal meccanismo virtuale (protesi sensoriale) sembra ammonirci sulla vacuità di ogni visione e, tramite il guanto, di ogni gesto.
La tecnologia in questione sembra davvero mettere in luce l’antico dualismo, l’arcaica polemica parmenidea e platonica tra l’essere e l’apparenza. Da questo punto di vista risulterà forse più chiaro l’omaggio di quest’opera virtuale a Michelangelo Buonarroti, che non solo concepiva la materia come imprigionatrice d‘idee, ma che vedeva la stessa come prigione degli uomini. La materia per il cristianesimo ha rappresentato il peccato, l’apparenza rispetto all’Essere spirituale e ultrasensoriale; la Realtà Virtuale è sì immateriale, ma nello stesso tempo carica di apparenza.
La materia, la fisicità, è lo spettatore, mentre con la sua interazione sul blocco di marmo virtuale viene palesata l’infinita possibilità di dar forma all’apparenza. Sarà infatti sufficiente un semplice colpo di scalpello elettronico per cambiare la “visione” dell’opera.
Lo spettatore non solo col suo sguardo, ma col suo stesso intervento dichiara esplicitamente il suo punto di vista (sublime o banale che sia). Inoltre, grazie alla memoria del computer, può intervenire anche sulle precedenti “rivelazioni” dell’opera, continuando a togliere da quelle anziché dal blocco intero a forma di cubo. Vi è dunque una messa in crisi dell’unicità dell’opera, quanto dell’unicità dell’autore. Si vuole attuare con questi mezzi la poetica beuyssiana del siamo tutti artisti, siamo tutti chiamati ad esserlo, a dare la nostra visione dell’opera, che nella sua dimensione ipertestuale diventa al contempo anonima e collettiva?

Lo scultore virtuale col suo martello e scalpello elettronici ha anche la possibilità di scheggiare fino all’ultimo frammento il marmo inesistente. In quest’occasione verrebbe accentuata all’estremo l’iconoclastia insita nella creatività, nonché una volontà parossisticamentemistica verso il vuoto, il nulla. Dico parossisticamente giacché questo nichelismo è già insito al primo approccio con quest’opera, materialmente inesistente, dove l’unica materialità è nell’agente stesso, nel fruitore, che, almeno inizialmente si poteva presupporre fuori dall’opera.

FARE E DISFARE

Il “marmo virtuale” potrà destare lo sdegno dei più tradizionalisti tra gli scultori, in quanto potrebbe a tutta prima sembrare un “gioco” poco “ortodosso” lontano in certa misura dalla vera “espressività”. Tuttavia la possibilità infinita di tornare sul proprio operato regalata dalla “materia prima digitale”, sembra un’ottima opportunità proprio per l’esercizio continuo dell’atto creativo. Anche se, confortati tra l’altro dall’omaggio diretto espresso da Pizzanelli, non possiamo non ricordare il significativo sonetto riportato da Giorgio Vasari nella sua Vita di Michelagnolo Buonarroti:
Non ha l’ottimo artista alcun concetto, ch’un marmo solo in sé non circonscriva.

LA CONFIGURAZIONE INFORMATICA DELL’INSTALLAZIONE

L’ambiente hardware e software è costituito da: Stazione di lavoro: Silicon Graphics Indy/02 o equivalente, con almeno 128 Mb di RAM e 2 Gb di hard disk.
Dispositivo I/O: data Glove VPL o equivalente
Sistema Operativo: Unix Ambiente grafico: Librerie Open GL – IRIS performer
Compilatore: C, C++

Lorenzo Pizzanelli nasce a Firenze nel 1969 da una famiglia di pittori. Si diploma in pittura all’Accademia delle Belle Arti di Firenze nel 1990. Inizia la sua attività come pittore “figurativo”, ma ben presto si avvicina alla dimensione dell’installazione. Dal 1994 comincia ad utilizzare la tecnologia e l’interazione con il pubblico in qualità di nuovi mezzi espressivi. La prima opera, dal titolo Trasmissioni, è costituita da quattro parallelepipedi contenenti altrettanti monitors che si attivano al passaggio degli spettatori, prodigando una suggestiva miscela di musica ed immagini.
In seguito realizza l’Esorcista, opera composta dal calco in gesso del volto dell’artista che – sospeso al soffitto – sprigiona una luce rossa dagli occhi e inizia una litania “satanica” in ventidue diverse lingue europee al passaggio di ogni visitatore.
Di recente ha realizzato l’happening dal titolo: Icaro:Firenze=Dioniso:X. Due curiose forme realizzate con palloncini colorati dalle sembianze del sesso maschile, l’una, e femminile, l’altra che sono state “liberate” nel cielo fiorentino. L’interazione con il pubblico si è questa volta espressa in un invito a forografare ed “interpretare” le forme durante il loro volo. Le varie immagini così ottenute possono essere visionate all’indirizzo internet: www.fogli.com/museotrans-unto.

Dal Computer & Internet – Anno II Numero 6 – Marzo/Maggio 1999 – pagg. 68, 69, 70